Assemblea dei Delegati 2009: Traforo Tambura - Allarme per Ambiente e Acqua |
Sab 06 Giugno 2009 | |||
Domenica 24 maggio all'Assemblea Nazionale dei Delegati di Lecco, il presidente della nostra sezione ha presentato, a nome e per conto del CAI Toscana, il documento sottoriportato sui rischi connessi all'ipotesi di trafori stradali sotto le Alpi Apuane. Il documento, già approvato all'assemblea delle sezioni toscana a Montarrenti (Siena) il 28 marzo scorso, chiede al CAI Nazionale di approvare il nostro operato e di fare proprie le nostre considerazioni e raccomandazioni, nonchè di attivarsi nel caso il problema si trasferisse in sede nazionale. A tal fine è stato richiesto anche l'interessamento dell'intergruppo parlamentare "Amici della Montagna". Il Presidente generale Annibale Salsa, nella replica agli interventi dei delegati, ha garantito l'interessamento del CAI Centrale nel caso il traforo-Tambura arrivasse ad essere una questione nazionale, fatte salve le nostre esclusive competenze a livello locale e regionale che, a norma di statuto CAI, non possono essere delegate ad altri livelli. Anche in Friuli-Venezia Giulia esiste un analogo problema, sollevato dal CAI Trieste per la tutela della Val Rosandra che è interessata da un progetto di bypass con due tunnel TAV: problemi analoghi in zone carsiche morfologicamente identiche, anche se a diverse centinaia di Km di distanza: analoga sensibilità da parte di chi conosce e ama e vuole difendere le proprie montagne.
ALPI APUANE: TRAFORO MONTE TAMBURA – ALLARME PER AMBIENTE E ACQUA L'Assemblea regionale delle sezioni toscane del Club Alpino Italiano, in rappresentanza di oltre diecimila soci, premesso che da tempo si sta discutendo sulla stampa, con il coinvolgimento di enti locali, associazioni e cittadini della Garfagnana e della Versilia, di un traforo stradale del monte Tambura (Alpi Apuane), indicato dal Sindaco di Vagli come “variante alla via Vandelli”, il cui studio di fattibilità, già costato circa 400.000 euro, sarebbe all'esame degli uffici tecnici del Ministero delle infrastrutture, che, in un recente dibattito a Marina di Massa, il Sindaco di Vagli ha presentato quello, che da lui è stato chiamato progetto di massima di una galleria di m. 4.360, a due corsie larghe ciascuna m. 3,5 e marciapiedi di 75 cm. (pendenza 3%), con ingresso a Castagnola di Vagli Sotto a “quota m. 686” ed uscita sopra Resceto “a quota m. 555”, affermando l'immediata disponibilità di un finanziamento statale fino a 100 milioni di euro + 70 per la viabilità di collegamento, sostenendo l'insussistenza di danni ambientali sia per le falde acquifere che per il sistema carsico, prospettando la escavazione di 500.000 mc. di marmi pregiati (arabescato, cipollino, ecc.), che la Regione Toscana, il parco delle Alpi Apuane, la provincia di Massa Carrara ed il comune di Massa hanno escluso che sia stato presentato ai loro uffici alcun progetto preliminare per una nuova galleria stradale di collegamento tra la Garfagnana e la Versilia, ed hanno espresso comunque un parere totalmente negativo sul traforo della Tambura, rilevato che lo studio di fattibilità (o progetto di massima), esposto in un pubblico dal professionista incaricato dal comune di Vagli, è costituito solo da brevi e sommarie indicazioni riportate su planimetria, non ha alcuna consistenza scientifica, è errato nei pochi elementi tecnici indicati (quote, presenza del marmo, collegamenti a valle), non risultano essere stati effettuati studi geologici sulla qualità del materiale lapideo da scavare, sull'assenza di grotte non censite e sullo sviluppo effettivo del bacino idrico sottostante alla Tambura, rilevato che tra le 45 grandi opere stradali, ferroviarie e portuali, di edilizia carceraria e scolastica, approvate dal CIPE il 6/3/09 per una spesa di oltre 17 miliardi di euro, non è stato fortunatamente incluso, per il momento, il traforo del monte Tambura, ritenuto che tale opera causerebbe danni ingenti al territorio delle Alpi Apuane, ed in particolare: la necessità di una adeguata viabilità di collegamento sconvolgerebbe le valle dell'Edron e del Frigido, per un traffico veicolare prevedibilmente di modesta entità, stante la preesistenza della strada Massa – Castelnuovo Garfagnana dal passo del Vestito; il sistema carsico della Carcaraia si estende fino alla Roccandagia ed è difficilmente superabile senza intercettare qualcuna delle sue mille diramazioni, specialmente grotte od abissi non censiti; il bacino acquifero del Frigido ha uno sviluppo amplissimo, che si spinge fino ad Equi Terme, talchè lo scavo della galleria potrebbe essiccare sorgenti vitali per il necessario approvvigionamento idrico non solo della città di Massa, ma anche della Lunigiana e della Garfagnana, ritenuto che il realizzarsi di un'opera di tale scarso interesse pubblico costituirebbe la spinta ad ulteriori iniziative deturpative dell'ambiente, quale il collegamento Stazzema – Petrosciana e/o Palagnana, od altri in passato già prospettati, in quanto ogni piccolo Comune garfagnino potrebbe pretendere il suo sbocco al mare, esprimono un parere decisamente negativo rispetto alla proposta del comune di Vagli, sia per il devastante impatto ambientale che per il rapporto costi-benefici, auspicano che eventuali fondi statali a disposizione della Garfagnana siano destinati ad altre iniziative compatibili con la presenza di un parco regionale, invitano Regione, parco, province ed enti locali, se investiti di una decisione in proposito: a tenere conto dei danni diretti ed indiretti già verificatisi in analoghe iniziative, quali le gallerie del Gran Sasso e per il Mugello quelle dell'alta velocità; a valutare l'impatto, ambientale e sociale, degli adeguamenti necessari alla viabilità di collegamento, ed i costi economici dell'opera in riferimento ai piani di viabilità regionale già approvati; a considerare il rischio di un peggioramento della qualità dell'ambiente, in contraddizione con la promozione turistica della montagna e la difesa dello sviluppo rurale integrato raggiunto sul territorio della Garfagnana grazie ad ingenti investimenti pubblici e privati, resi possibili dai programmi comunitari di sviluppo; a non ripetere per le ramificazioni sotterranee del sistema carsico delle Apuane settentrionali gli errori commessi all'Antro del Corchia, nel cui territorio sono state aperte strade e cave senza tener conto delle grotte ed abissi non censiti; a difendere da pericoli di essiccamento la maggiore riserva d'acqua potabile della Toscana. Si comunichi al Ministero delle infrastrutture, all'Assessorato alla montagna della Regione Toscana, al Presidente del parco delle Alpi Apuane, alle province di Massa Carrara e di Lucca, ai comuni di Massa e di Vagli. Montarrenti (Siena), il 28 marzo 2009
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